Mentre gran parte del mondo affonda nella propria immondizia, la Svezia ha imparato a farne un tesoro. Con meno dell’1% dei suoi rifiuti destinato alle discariche — contro una media globale che supera il 60% — il Paese nordico ha trasformato la gestione dei rifiuti in una delle sue punte di diamante in campo ambientale. E con risultati talmente sorprendenti da spingerlo, da anni, a importare rifiuti da altri Paesi per tenere in funzione i propri impianti di riciclaggio e termovalorizzazione.
La situazione dei rifiuti nel mondo
Nel resto del pianeta, la situazione è ben diversa: le discariche restano la destinazione principale per i rifiuti urbani, con effetti devastanti sull’ambiente. Le emissioni di gas serra — in particolare metano e anidride carbonica — generati dalla decomposizione dei rifiuti, contribuiscono in modo diretto al cambiamento climatico. Secondo un rapporto della International Solid Waste Association (ISWA), al ritmo attuale, entro il 2025 le discariche saranno responsabili di almeno il 10% delle emissioni globali di gas serra.
Il segreto svedese: zero sprechi, massima energia
Ma come ha fatto la Svezia a ribaltare questo paradigma?
La chiave è una strategia integrata che combina responsabilità del produttore, incentivi economici, divieti normativi e investimenti tecnologici. Dalla fine degli anni ’90, il governo ha introdotto una serie di riforme ambiziose:
- Responsabilità estesa del produttore (EPR): le aziende sono obbligate a occuparsi del ciclo di vita dei loro prodotti, anche dopo l’uso.
- Tasse sui rifiuti basate sul peso per le famiglie: più produci, più paghi.
- Divieto di conferimento in discarica per i rifiuti organici e combustibili, introdotto nel 2005.
- Forte presenza di energia rinnovabile: circa il 56% del mix energetico nazionale.
Il risultato è un sistema in cui oltre il 99% dei rifiuti viene riciclato o incenerito per produrre energia, riscaldando più di un milione di abitazioni e fornendo elettricità a circa 250.000 case.
Spazzatura da esportazione: i rifiuti diventano risorsa economica
L’efficienza svedese ha portato a un curioso effetto collaterale: la carenza di rifiuti interni. Per mantenere attivi i propri impianti di termovalorizzazione, la Svezia importa ogni anno circa 2 milioni di tonnellate di rifiuti da Paesi come Regno Unito, Norvegia, Italia e Irlanda. In pratica, questi Paesi pagano per smaltire i loro rifiuti, mentre la Svezia li utilizza come combustibile per produrre energia. Un modello circolare che ha trasformato i rifiuti da costo a risorsa.
Nonostante i successi, il sistema svedese non è immune alle critiche. L’incenerimento, pur se tecnologicamente avanzato, non è la soluzione perfetta: secondo molti esperti, rischia di disincentivare pratiche ancora più virtuose come la riduzione alla fonte e il riutilizzo dei materiali. Inoltre, la dipendenza dall’importazione di rifiuti esteri potrebbe diventare un problema se altri Paesi migliorassero la loro gestione interna e scegliessero di non esportare più.
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