Durante l’ultima Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani (UNOC) è arrivata una notizia che potrebbe cambiare le sorti del nostro mare. La Polinesia Francese ha annunciato la nascita della più grande area marina protetta del mondo, un gesto tanto simbolico quanto concreto che alza l’asticella della leadership ambientale a livello globale.
Come funzionerà l’area marina protetta più grande del mondo
L’area coprirà quasi 5 milioni di chilometri quadrati, ovvero tutta la zona economica esclusiva dell’arcipelago del Pacifico. Un’estensione che supera quella dell’India e dell’Argentina messe insieme, pari a circa due terzi dell’intera Australia.
Di questi, 1,1 milioni di km² sono già classificati come zone ad alta o piena protezione. Qui saranno permesse solo attività sostenibili: pesca tradizionale, ecoturismo e ricerca scientifica. E il meglio deve ancora venire: entro il 2026, il governo si è impegnato ad aggiungere altri 500.000 km² di aree ad alta tutela.
Regole rigide ma necessarie: ecco quali
Le regole sono severe ma necessarie: vietata la pesca a strascico profondo, stop alle miniere sottomarine e all’utilizzo dei FAD (i dispositivi di aggregazione dei pesci). L’obiettivo è chiaro: proteggere una biodiversità marina straordinaria, che comprende barriere coralline intatte, balene, squali, tartarughe marine e moltissime altre specie preziose.
“Questo passo rappresenta l’evoluzione naturale di una gestione millenaria delle risorse marine, basata su saperi ancestrali”, ha dichiarato il presidente Moetai Brotherson. Ora la sfida è rispettare anche gli standard dell’IUCN, che richiedono piani precisi di conservazione, risorse adeguate e monitoraggio costante.
Fondamentale il supporto della popolazione: oltre il 90% dei cittadini polinesiani sostiene l’espansione delle aree marine protette, riconoscendone anche un valore culturale profondo.
Certo, la strada è ancora lunga. Per raggiungere l’obiettivo globale del 30% di oceani protetti entro il 2030, il mondo dovrà lavorare unito: oggi siamo solo all’8,3%. Ma grazie all’impegno di realtà come Polinesia Francese e Samoa, il cammino verso una vera sostenibilità oceanica è tracciato. E, finalmente, anche concreto.
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