Chi ha seguito Lucio Corsi sul palco di Sanremo 2025 — e ora lo guarda esibirsi all’Eurovision — avrà notato un dettaglio tanto evidente quanto volutamente trascurato: si veste sempre allo stesso modo.
Camicia dai disegni psichedelici o retrò, pantaloni a zampa, giacca che sembra uscita da un sogno glam anni Settanta, e capelli lunghi e lisci a incorniciare uno sguardo assorto. Non è travestimento, non è revival, è coerenza visiva. Ma perché questa ripetizione, questo “restare uguale” a se stesso anche su un palco dove il costume spesso è parte dello spettacolo?
Eurovision 2025: lo stile di Lucio Corsi è sempre lo stesso, e ha un motivo preciso
Per Lucio Corsi, lo stile è una parte della sua narrazione artistica, tanto quanto le parole delle sue canzoni o le illustrazioni che accompagnano la sua musica. Non si tratta di pigrizia estetica, ma di una scelta precisa: presentarsi ogni volta come una versione fedele e riconoscibile di sé.
Corsi non adatta il suo look ai contesti: li attraversa portando il proprio mondo addosso, letteralmente. Che sia Sanremo, un festival di provincia o l’Eurovision di fronte a 200 milioni di spettatori, il vestito è lo stesso. E nel suo caso, l’abito non è solo immagine: è identità.
C’è chi cambia look per comunicare un’evoluzione, chi lo fa per stupire o per strategia. Corsi, invece, sembra muoversi in senso opposto: rimanere fermo, per spiccare ancora di più. È una forma di rituale, forse. O semplicemente un modo per non farsi portare via dalla corrente di ogni nuovo palco. Come un personaggio di un romanzo illustrato che, da tavola a tavola, mantiene lo stesso costume per non perdere il lettore lungo la storia.
Nel mondo dell’Eurovision, dove spesso l’abito è parte integrante dello storytelling — pensiamo a cambi d’abito in diretta, scenografie trasformiste, look pensati per i meme — Lucio Corsi si distingue proprio rimanendo immutabile. È un gesto controcorrente. Un’anti-narrazione visiva che rifiuta l’idea di stupire a ogni costo.
Lucio Corsi non cambia look tra un palco e l’altro perché non recita. Porta avanti un’idea di artista che non si reinventa, ma si riafferma. Sempre uguale, quindi. Ma mai banale.
Foto: LaPresse.