Il Brasile sceglie di giocare un ruolo da protagonista nella sfida globale contro la crisi climatica. Alla 79ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha annunciato un piano che segna una svolta storica: un investimento da un miliardo di dollari (circa 850 milioni di euro) nel Tropical Forest Forever Facility (Tfff), il nuovo fondo internazionale pensato per sostenere e premiare concretamente i Paesi che si impegnano a proteggere le proprie foreste tropicali.
Il Brasile si schiera a sostegno delle foreste per rendere la loro conservazione un obiettivo condiviso
Secondo quanto riportano i media brasiliani, l’obiettivo del Tfff è chiaro: trasformare la conservazione della natura in un vero e proprio asset economico strategico, capace di fornire risorse stabili e prevedibili per evitare che la deforestazione continui a erodere i polmoni verdi del pianeta.
Parlando a margine del vertice Onu, Lula ha lanciato un messaggio senza mezzi termini: “Il pianeta non può più aspettare: proteggere le foreste tropicali è un imperativo morale ed economico”. Il presidente brasiliano ha inoltre invitato le altre nazioni a mobilitarsi con “contributi ugualmente ambiziosi”, così da rendere operativo il fondo in occasione della COP30, che si terrà a novembre 2025 a Belém, nello Stato amazzonico del Pará, nel cuore dell’Amazzonia.
La visione di Lula parte da un presupposto fondamentale: senza Amazzonia, Congo e Borneo – i tre grandi bacini forestali tropicali del pianeta – non è possibile immaginare un futuro sostenibile. Queste foreste assorbono miliardi di tonnellate di CO₂ ogni anno, regolano i cicli delle piogge, ospitano milioni di specie animali e vegetali e garantiscono la sopravvivenza di comunità indigene che da secoli custodiscono un equilibrio fragile ma vitale.
Il Tfff non sarà un fondo come gli altri. A differenza di molte iniziative internazionali già esistenti, promette pagamenti diretti, misurabili e vincolati a risultati concreti nella lotta alla deforestazione. In questo modo si crea un legame virtuoso tra finanza climatica, sviluppo sostenibile e giustizia ambientale, offrendo ai Paesi in via di sviluppo incentivi reali a tutelare i propri ecosistemi invece di distruggerli per ragioni economiche a breve termine.
Il messaggio che arriva dal Brasile è potente: proteggere le foreste non è solo una questione etica, ma una strategia economica e politica per il futuro. In un momento in cui i cambiamenti climatici mostrano conseguenze sempre più drammatiche, il passo compiuto da Lula e dal suo governo segna un precedente importante e potrebbe rappresentare un modello da seguire per altre nazioni.
Se davvero il fondo riuscirà a entrare in funzione con la forza immaginata, la COP30 di Belém potrebbe passare alla storia come il punto di svolta in cui la comunità internazionale ha deciso di riconoscere alle foreste tropicali non solo il loro valore ecologico, ma anche il loro peso economico e geopolitico.
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