La steppa kazaka sta per accogliere nuovamente uno dei suoi abitanti più iconici: il cavallo di Przewalski. Questa specie, estinta in natura per oltre due secoli, sarà reintrodotta nel 2024 grazie a un ambizioso progetto di conservazione che vede coinvolti il governo kazako, il giardino zoologico di Praga e varie organizzazioni internazionali.
Il progetto di reintroduzione della specie
Il cavallo di Przewalski, noto anche come “takh”, è l’ultimo cavallo selvatico esistente e ha una storia affascinante. Estinto in natura a causa della caccia e della perdita di habitat, è sopravvissuto solo grazie agli sforzi di conservazione nei giardini zoologici. Tutti gli esemplari viventi oggi discendono da un piccolo gruppo di individui catturati all’inizio del XX secolo.
Il progetto di reintroduzione prevede il trasporto di otto cavalli da Berlino e Praga verso il Kazakistan. Questi animali faranno parte di un programma quinquennale che mira a reintrodurre almeno 40 cavalli nella riserva naturale di Altyn Dala, situata nella regione di Kostanai. Questo territorio è stato selezionato per le sue condizioni favorevoli alla sopravvivenza dei cavalli selvatici, simili a quelle delle steppe mongole dove il cavallo di Przewalski è stato già reintrodotto con successo.
Il trasporto degli animali sarà effettuato con due aerei militari della Repubblica Ceca, che faranno scalo a Istanbul e Baku prima di raggiungere l’aeroporto di Arkalyk in Kazakistan. L’operazione logistica è stata pianificata nei minimi dettagli per garantire il benessere degli animali durante il viaggio.
Una volta arrivati, i cavalli saranno accolti nel Centro di Reintroduzione degli Ungulati Selvatici all’interno della riserva di Altyn Dala, dove passeranno il primo anno in acclimatamento. Questo centro è gestito dall’Associazione per la Conservazione della Biodiversità del Kazakistan (ACBK), che lavora da anni per preservare il paesaggio delle steppe kazake e le specie che vi abitano.
La reintroduzione del cavallo di Przewalski in Kazakistan non è solo un traguardo importante per la conservazione della specie, ma rappresenta anche un passo significativo per il ripristino della biodiversità delle steppe centrali asiatiche.
Foto: iStock.
