Si è svolta a porte chiuse la prima udienza pre-dibattimentale del processo che vede coinvolta Chiara Ferragni per il cosiddetto Pandoro Gate. Un incontro di carattere tecnico, utile a definire la presenza delle parti civili, ma che ha riservato qualche sorpresa.
Il processo a Chiara Ferragni: cosa è successo nella prima udienza
Oltre alle due associazioni a tutela dei consumatori, Casa del Consumatore e ADICU, si è infatti presentata anche una cittadina privata: Adriana, 70 anni, residente ad Avellino. La donna ha raccontato di aver acquistato uno dei pandori brandizzati Ferragni convinta che parte del ricavato sarebbe andato in beneficenza. Solo in seguito, nell’aprile 2025, avrebbe scoperto che le cose non stavano così e ha deciso di procedere legalmente, chiedendo un risarcimento di 500 euro.
Il suo avvocato ha spiegato: “La signora Adriana voleva fare beneficenza e per questo ha acquistato il Pandoro, ha ancora la foto a prova dell’acquisto: era convinta di fare beneficenza ma nell’aprile del 25 si è accorta di quello che stava succedendo e ha sporto denuncia, tutte confluite nel fascicolo del pm. Sono stati propositivi nel farci una richiesta di risarcimento e quindi non credo andremo a discutere in dibattimento”.
La prossima tappa è già fissata: il 4 novembre si terrà la seconda udienza, in cui verrà decisa l’ammissione ufficiale delle parti civili. Se Adriana dovesse accettare l’offerta risarcitoria e ritirarsi, rimarrebbero in causa soltanto le due associazioni dei consumatori.
Per il momento, non si è parlato di riti alternativi, ma l’ipotesi più probabile resta quella di un accordo economico che potrebbe condurre al rito abbreviato. “Sapremo chi parteciperà a questo processo. Nelle prossime udienze si valuterà il tipo di rito; intanto è stato stilato un calendario”, hanno dichiarato i legali di Ferragni all’uscita dal Tribunale di Milano, come riportato da MilanoToday.
Secondo l’accusa, l’operazione di marketing legata al pandoro avrebbe fruttato a Ferragni circa 2,2 milioni di euro. Ma tra donazioni, sanzioni e spese legali, la cifra spesa dall’imprenditrice digitale supererebbe i 3,4 milioni di euro, con un bilancio economico in perdita e soprattutto con un enorme danno reputazionale che continua a pesare sulla sua immagine pubblica e sul brand.
Foto: Instagram.