Lunedì 16 giugno si celebra la Giornata Mondiale delle Tartarughe Marine, ma per queste specie simbolo del Mediterraneo la festa è già cominciata: l’estate di nidificazione è partita con numeri più che incoraggianti.
Secondo i dati aggiornati del WWF, lungo le coste italiane sono già state rilevate 26 tracce con deposizione verificata e protetta. Tradotto: oltre 2000 piccole tartarughe potrebbero vedere la luce entro la fine della stagione.
La Sicilia fa da apripista
È proprio la Sicilia a guidare questa nuova ondata di vita marina: ben 24 nidi di Caretta caretta sono stati già monitorati e messi in sicurezza. E in un solo giorno, la regione ha registrato una vera e propria cinquina di deposizioni: 3 nel Siracusano, 1 nel Ragusano e il primo nido in provincia di Agrigento, a Porto Empedocle.
Anche Calabria e Toscana entrano nel quadro: rispettivamente con 1 nido già verificato, e con una scoperta rara a Bagno Henderson, Marina di Massa — il primo nido regionale mai registrato.
E non finisce qui: tracce sospette sono state rilevate anche tra Giallonardo, Realmonte, Siculiana e Torre Salsa. Se il trend dovesse continuare così, il 2025 potrebbe superare il record assoluto registrato appena l’anno scorso: 250 nidi e oltre 13.700 nascite.
Una rete che lavora tutto l’anno
Accanto alle attività di monitoraggio e protezione, continua l’instancabile lavoro dei Centri di Recupero WWF, veri e propri ospedali marini per tartarughe in difficoltà.
Nel solo 2024, le strutture di Molfetta, Policoro, Crotone e Torre Guaceto hanno accolto oltre 300 esemplari bisognosi di cure. “Ferite da attrezzi da pesca, urti con imbarcazioni, ingestione di plastica: sono solo alcune delle cause più frequenti”, spiegano i responsabili WWF.
Fondamentale è anche la collaborazione con pescatori artigianali, Capitanerie di Porto e cittadini: spesso, è proprio una semplice segnalazione a salvare una vita.
LIFE ADAPTS: adattarsi per sopravvivere
Per affrontare l’impatto del cambiamento climatico, il WWF è partner del progetto LIFE ADAPTS, cofinanziato dall’Unione Europea. Coordinato dall’Università di Pisa, coinvolge 7 enti tra Italia, Grecia e Cipro.
L’obiettivo? Sviluppare strategie di adattamento per salvaguardare habitat fragili e specie vulnerabili, come le tartarughe marine e le foche monache.
Il progetto utilizza strumenti avanzati come eDNA, droni, fototrappole e telemetria satellitare, e punta tutto sulla partecipazione attiva delle comunità locali per proteggere le spiagge più sensibili.
Vademecum del perfetto “salva-tartarughe”
Chiunque può dare una mano. Basta sapere come. Ecco le regole fondamentali del WWF:
- Non disturbarla: se vedi una tartaruga che depone, guardala da lontano, non toccarla e non ostacolarne il percorso
- No alle luci notturne: spegni le luci artificiali in spiaggia, i piccoli potrebbero confondersi e andare verso l’entroterra
- Segnala ma non toccare: se trovi tracce o un nido, contatta subito WWF, centri di recupero o Guardia Costiera (1530). Non calpestare la sabbia, non coprire e non scavare
- Tartaruga ferita o spiaggiata? Non agire da solo: scatta una foto, localizza il punto e chiama i soccorsi specializzati
Perché ogni piccolo gesto conta
Ogni traccia segnalata, ogni tartaruga curata, ogni nido protetto fa la differenza. E dietro questi numeri ci sono volontari, cittadini, biologi, pescatori e operatori locali.
La speranza per queste antiche creature passa anche da noi.
Foto: iStock.