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Plastica che non inquina (e si scioglie in acqua): la rivoluzione per l’ambiente parte dal Giappone

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Pubblicato il 20/06/2025
Di Team Digital
Plastica che non inquina e si scioglie in acqua la rivoluzione per lambiente parte dal Giappone


Immagina una plastica che si dissolve in acqua salata senza lasciare traccia, senza microplastiche, senza tossicità. Non è fantascienza, ma il risultato concreto di uno studio giapponese che potrebbe rivoluzionare l’impatto ambientale dei materiali sintetici. A firmare l’invenzione è il RIKEN Center for Emergent Matter Science di Wako, vicino a Tokyo, in collaborazione con l’Università di Tokyo.


Il materiale si presenta come un comune foglio di plastica, ma ha qualcosa di eccezionale: si dissolve completamente in acqua salata nel giro di 2-3 ore (a seconda della dimensione), senza rilasciare sostanze tossiche né generare microplastiche. Durante i test, un frammento è sparito dopo appena


Cosa contiene (e perché è diverso da tutto il resto)


La formula è semplice ma geniale: esametafosfato di sodio, usato normalmente come additivo alimentare, e monomeri contenenti guanidinio, presenti nei fertilizzanti. I due composti, messi insieme, danno vita a una struttura supramolecolare reticolata che si mantiene stabile finché non entra in contatto con l’acqua salata. A quel punto, i legami si rompono e il materiale si disgrega.


“I bambini non possono scegliere il pianeta su cui vivranno. È nostro dovere, come scienziati, garantire loro il miglior ambiente possibile”, ha dichiarato Takuzo Aida, responsabile del progetto, a Reuters.


Ecco perché questo materiale fa notizia:


  • È atossico
  • Non è infiammabile
  • Non produce CO₂ durante la decomposizione
  • Non lascia microplastiche
  • Si disgrega anche sulla terraferma (se c’è sale nel terreno)


Un pezzo da cinque centimetri si dissolve in circa 200 ore, rilasciando azoto e fosforo, che possono essere riutilizzati da batteri e piante. In mare, invece, il processo è molto più veloce.


Versatile, riciclabile, pronto per l’industria?


Il materiale è rimodellabile come una normale plastica termoplastica. Se rivestito con parilene C o altri coating idrofobici, mantiene la sua stabilità in ambienti umidi, diventando così utilizzabile anche per packaging e oggetti monouso. E sì, è già finito nel mirino delle aziende. Anche se non esistono ancora piani ufficiali per la produzione su larga scala, l’interesse è reale.


Il team sta anche valutando applicazioni nella stampa 3D e in materiali basati su polisaccaridi, allargando ancora di più il ventaglio di utilizzi.


Un’alternativa vera, in un mondo soffocato dalla plastica


Secondo l’ONU, entro il 2040 i rifiuti plastici nei mari potrebbero arrivare a 37 milioni di tonnellate l’anno. In questo scenario, ogni innovazione conta, e questa arriva nel momento giusto. L’approccio giapponese sfrutta un processo di separazione liquido-liquido che, invece di lasciare scorie, espelle solfato di sodio: un metodo nuovo per creare materiali davvero biodegradabili.


Se il progetto troverà applicazioni industriali concrete, potremmo essere di fronte alla prima vera plastica “green” ad alte prestazioni: resistente quando serve, e completamente scomparsa quando non serve più.



Foto: Unsplash.


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