Anche se il prossimo Festival di Sanremo, il secondo dell’era Carlo Conti, è ancora lontano, in questi giorni si sta parlando ampiamente del futuro della kermesse.
A fine giugno erano tornate in auge le voci su un possibile “trasloco” del Festival in un’altra location per via di un articolo del Messaggero che svelava le possibili città che la Rai avrebbe preso in considerazione per una nuova, rivoluzionaria, versione della gara canora. Come ricorderete, se ne era iniziato a parlare già a marzo, a seguito della sentenza del TAR della Liguria che evidenziava irregolarità nella procedura di assegnazione del Festival. Per un breve periodo si era ipotizzata la possibilità che anche altre emittenti potessero entrare in gioco.
Come sappiamo, poi, il bando è stato nuovamente vinto dalla Rai, ma da Viale Mazzini sono emersi diversi malumori in merito a richieste economiche imposte dal Comune di Sanremo.
Il Festival di Sanremo cambierà davvero città?
Secondo alcuni addetti ai lavori, le recenti indiscrezioni uscite sulla possibilità che realmente il Festival cambi città, modificando anche il nome della manifestazione, non sono altro che tentativi da parte della Rai per mettere il Comune sotto pressione. Così la pensa Sergio Cerruti di Just Entertainment, il cui ricorso aveva contribuito in modo significativo al coinvolgimento del TAR. Come riporta Rockol, secondo Cerruti la Rai starebbe “bluffando” con l’obiettivo di costringere il Comune a ridimensionare le proprie esigenze. Ecco le sue parole:
“L’anima del Festival è lì, non in una vetrina turistica temporanea. La sua forza è nella storia, non nei compromessi su spazi, tasse e oneri pubblicitari. Nel bando 2026–2028, il Comune ha imposto condizioni ritenute ‘insostenibili’ da RAI, che ora bluffa: ‘Possiamo farlo ovunque’. Una reazione che sa di ripicca […] Per anni, le regole sono rimaste fuori dalla porta di Viale Mazzini e ora che qualcuno prova a farle rispettare, rispondono con un imminente trasloco. Invece di minacciare spostamenti per manifesta impunità, il servizio pubblico dovrebbe chiedere scusa – a Sanremo, ai cittadini, a chi paga il canone – per aver dato il cattivo esempio.
I pronunciamenti del TAR della Liguria e del Consiglio di Stato hanno puntato il dito sulle vostre assegnazioni irregolari, dimostrando che non eravate e non siete esenti da inadempienze. Se vi pare troppo costoso restare a Sanremo, sappiate che, come sempre, avreste potuto negoziare – e lo avete evitato. Ora questa pantomima non è altro che un’ottusa ripicca”.
Foto: LaPresse