La Anovo, multinazionale con sede a Saronno, aveva fallito e aveva mandato a casa 320 dipendenti che di punto in bianco si sono trovati senza nulla. Enzo Muscia era uno di loro, ma non si è arreso alla disperazione e ha deciso di lottare. Ha deciso di rischiare e di impiegare i suoi anni migliori non cercando lavoro, ma procurando lavoro e così ha ripreso in mano la sua vita e il suo mestiere. Ha rilevato l’Anovo trasformandola in A-Novo e ha assunto di nuovo i suoi ex colleghi. L’azienda ora va a gonfie vele.
La sua storia la racconta al Corriere: “Sono entrato qui 26 anni fa, da tecnico elettronico. L’azienda era la fusione di una società italiana e una francese, andava come un treno, qualità del servizio, logistica, trasporti, portafoglio clienti con i grandi brand, da Philips a Sky. C’era la possibilità di crescere e ho fatto tutti gli scalini della carriera, fino alla direzione commerciale. Nessuno immaginava di finire a spasso, licenziato su due piedi…”
L’Anovo non lo aveva licenziato per la crisi economica, ma perché i dirigenti da Parigi avevano deciso di investire il valore della filiale di Saronno nella finanza e per salvare altre sedi. Con la ristrutturazione del debito Parigi si libera delle filiali con maggiori crediti e le chiude. Era il 2010, i sindacati hanno provato a fare la loro, ma senza riuscirci e l’iter è partito: cassa integrazione, disoccupazione e alla fine tutti a casa.
Muscia ipoteca la casa, chiede aiuto agli amici, investe la liquidazione. La famiglia lo appoggia e lui riparte. Prende l’Anovo, la trasforma in A-novo, richiama 8 colleghi e parte per la sua avventura. In pochi anni i dipendenti della A-novo sono quadruplicati: da zero a 38 in tre anni e Muscia confida al Corriere: “Dormo sempre con un occhio solo pensando al lavoro, ma la nostra forza è il gruppo. Tutto quello che è stato fatto qui l’abbiamo fatto noi”.
Quando volere è davvero potere!
Fonte: Corriere.it