La desertificazione avanza e, con lei, la perdita di fertilità dei suoli. Per contrastarla, la startup norvegese Desert Control ha sviluppato la Liquid Natural Clay (LNC), una tecnologia che rielabora un antico principio dell’agricoltura egizia: l’argilla come vettore di fertilità. Per millenni il Delta del Nilo era rigenerato dalle piene che depositavano micro-particelle di argilla. Quando negli anni ’60 la diga di Assuan interruppe questo processo, la produttività del suolo crollò in pochi anni. Da qui l’intuizione: replicare artificialmente quel meccanismo.
Come funziona l’argilla liquida: ecco come restituisce fertilità
La LNC è una miscela ultra-fine di acqua e argilla che si infiltra nel terreno senza aratura, evitando di danneggiare il bioma sotterraneo e preservando il carbonio organico. Grazie alla carica negativa dell’argilla e a quella positiva dei granelli di sabbia, le particelle si legano formando un rivestimento di pochi nanometri che trattiene acqua e nutrienti, riducendo il drenaggio. Come spiegava l’amministratore delegato Ole Sivertsen, la LNC “imita la sostanza organica”. Servono però ricette personalizzate: ogni suolo richiede una formulazione diversa.
I risultati sono promettenti: ecco i prossimi passi
I risultati sono significativi: un terreno sabbioso trattato diventa coltivabile in sole sette ore. A Dubai, test indipendenti hanno mostrato un taglio del consumo d’acqua fino al 47%. Nel 2025 la tecnologia ha iniziato a scalare, con un’applicazione da 4,5 milioni di litri in un campo da golf negli Stati Uniti e nuove sperimentazioni con coltivatori, università e centri commerciali.
In Arizona, studi su meloni, broccoli e 1.000 datteri stanno valutando rese, ritenzione idrica e qualità dei frutti. Il costo è ancora elevato, ma il potenziale di trasformare terreni improduttivi potrebbe ridefinire la sicurezza alimentare globale.
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